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Tumori: il 60% di chi usa integratori non lo dice ai medici

Oncologia Redazione DottNet | 17/03/2018 16:22

Secondo gli esperti del Cro di Aviano sono poco efficaci e presentano rischi

Il paziente oncologico che assume integratori alimentari, ritenendo così di ridurre gli effetti collaterali della patologia di cui è affetto, nel 60 per cento dei casi non dichiara questo suo comportamento ai medici che lo curano. Lo rivela il progetto di ricerca Target-Vig, il primo in Italia nel suo ambito, condotto dal pool della Farmacia del Cro di Aviano (Pordenone) coordinato da Paolo Baldo.    Nella ricerca si sottolinea che l'utilizzo di tali integratori, oltre ad avere efficacia scientifica molto scarsa, presenta rischi, poiché una incauta interazione può talvolta causare inefficacia terapeutica o perfino innescare effetti tossici e/o collaterali.    Sono tali le "evidenze - commenta Baldo - da persuadere la direzione a istituire, nel Day Hospital, un servizio permanente a disposizione di pazienti e professionisti sanitari, unico in Italia, in cui il farmacista controlla e verifica che non vi siano interazioni dannose tra farmaci o altri prodotti assunti autonomamente, spesso senza darne comunicazione al medico".

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I numeri sono eloquenti: su 250 pazienti oncologici oggetto dell'indagine (cui il Cro ha sommato una casistica pregressa di altri 1.000 casi), è emerso che il 35% fa utilizzo di prodotti naturali e/o integratori alimentari e che il 60% circa non ne dichiara l'utilizzo al medico curante. Tra i fruitori, prevalgono donne tra 30 e 50 anni. La ricerca avviene prevalentemente in rete da parte dei pazienti e dei familiari, che cercano e poi consigliano.    "L'assunzione - dice Baldo - trova ragione nella speranza, falsamente garantita da migliaia di campane attive su internet, di alleviare i sintomi della malattia per curare/ prevenire la neoplasia o, addirittura, per cercare alternative terapeutiche".    Al Cro è nato il Sevizio di Vigilanza sui Farmaci (o Pharmacy Clinical Desk), sportello gratuito per pazienti in trattamento con farmaci antitumorali. Lo stesso tipo di revisione è applicabile anche a gran parte delle patologie comuni nella popolazione generale. Se l'esperienza del CRO fosse condivisa con le farmacie aperte al pubblico, ci potremmo allineare a ciò che già avviene in Inghilterra e negli Usa, dove esiste il "Farmacista revisore" e addirittura prescrittore.

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